La Battaglia, La Resistenza

Link

 

La Battaglia di Valibona – pubblicazione Anpi

Inseriamo una  Testimonianza del Partigiano Leandro Agresti detto Marco, Presidente dell’ANPI di Rifredi, Combattente nella Brigata Garibaldi “Lanciotto Ballerini”

 breve metteremo il video dell’intervista.

Ho conosciuto Lanciotto, su M. Morello, noi eravamo accampati alla Cappella di Ceppeto, Lanciotto e il suo gruppo avevano base a Morello all’inizio. Spesso mentre eravamo di guardia il Comandante ci veniva a trovare nel giro di ispezione. Mi ricordo la bandiera del suo gruppo, rossa con un lupo nero a fauci spalancate con la scritta Lupi Neri di Toscana. Il 26 dicembre 1943 venne a salutarci e mi disse che aveva avuto disposizione dal C.T.L.N. di recarsi ai Faggi di M. Javello per ricompattare due gruppi di patrioti garibaldini che avevano avuto qualche diverbio tra di loro. Era un esperto militare ed un buon Comandante, un fratello maggiore, ero certo che avrebbe compiuto al meglio l’incarico.

Testimonianza di Ferdinando Puzzoli

Commissario politico del gruppo partigiano garibaldino “Lupi Neri”

 L’accerchiamento di Valibona, frutto della delazione di spie fasciste, dimostrò di quale tempra erano forgiati i nostri uomini. Eravamo 17 dodici italiani, due sovietici, due slavi e un capitano inglese, ex prigionieri fuggiti dal carcere o da campi di prigionia. Il 3 Gennaio 1944: – Alle sei del mattino, noi dormivamo in un fienile di muratura adiacente a tre case coloniche raggruppate in località Valibona. Ad un tratto mi sento violentemente scuotere il braccio.

E’ il sovietico Mírko che, con voce emozionata, mi dice : – Commissario siamo accerchiati! Tanti e tanti fascisti con mitraglie in pieno assetto di guerra. Mi alzo scuoto Lanciotto e gli riferisco l’accaduto ed egli silenziosamente si alza.

Mi rivolgo sottovoce al sovietico e gli dico che svegli tutti gli uomini. Il sardo Ventroni, addetto al fucile mitragliatore, piazza la sua arma verso

l’entrata del fienile. Le nostre armi erano moschetti con circa dodici caricatori ciascuno e una sessantina di bombe a mano, rivoltelle ed un fucile mitragliatore “Breda”. Prendo il moschetto e mi avvio verso l’ingresso del fienile seguito da Lanciotto che invita tutti gli altri a seguirci.

Vesuvio (Ciro Pelliccia), saputo che eravamo accerchiati, esce con un motto di spirito: ‑ Finalmente ‑ egli dice: ‑ i fascisti sono venuti a trovarci -. Alle prime luci dell ‘alba, un’alba fredda di gennaio, una voce dal di fuori con tono autoritario grida: ‑ Arrendetevi, o sarete tutti morti. Per tutta risposta, Lanciotto ordina al sardo Ventroni di aprire il fuoco con la mitragliatrice. Tutti gli uomini stesi a terra all’entrata del fienile sparano con il moschetto. Lanciotto, con un salto, ha scavalcato l’entrata del fienile e del cancello.

Lancia bombe, Rosolino (Matteo Mazzonello) salta anche lui per seguirlo. Gli ordina di rientrare. Fra una pioggia di proiettili che fischiano rabbiosamente, i due rientrano. Con la coscienza della drammatica situazione in cui ci trovavamo, Lanciotto grida rivolto a me: – Tu tieni forte costi, io vado in fondo al fienile a scardinare la porta laterale -. In quel momento una bomba scoppia nel retro del fienile con un fracasso infernale. Dopo qualche attimo Lanciotto dotato di una forza non comune, riesce a scardinare la porta e con voce ferma grida: – scendete tutti, giù! Venite presso di me. Rimanga solo il sardo con il bipiede. Portatemi tutte le bombe disponibili ‑. Gli uomini hanno un attimo d’indecisione, sono pallidi, comprendono la lotta impari da affrontare. Egli intuisce quell’attimo d’indecisione e grida: – Fai scendere tutti e a chi non vuole sparagli ‑. Mi rivolgo ai compagni dicendo loro: –  Avanti ragazzi, scendiamo tutti ‑. Allora tutti scendono, portando le bombe, e Lanciotto se ne riempie le tasche e la camicia gridando: ‑ Al mio ordine uscite tutti, sparate calmi e risparmiate le munizioni. Tentiamo di rompere l’accerchiamento ‑. Con rapidità fulminea scaraventa la porta lanciando bombe fuori.

Quindi usciamo tutti dietro a lui. Scorgiamo gruppi di nemici fuggire. Guidati da Lanciotto giungiamo dietro al fienile. A balzi attraversiamo una piccola aia per raggiungere un fosso laterale ed un secondo fienile. Sparano. Sparano con la mitragliatrice. A questo punto Lanciotto vede circa cinquanta guardie “repubblichine” con i mitra imbracciati che scendono dalla collina verso di noi.

Con voce tonante grida:  – Tutti dietro a me. Avanti ragazzi! E con una bomba in bocca ed una in mano si slancia verso i nemici lanciando bombe in mezzo ad essi con una velocità eccezionale e con una precisione eccelsa gridando. Squadra “A” a destra, fuori le mitraglie pesanti. Squadra “B” a sinistra, fuori i mortai d’assalto ‑. Siamo uno contro cinquanta. Ma i nemici sono terrorizzati e si sparpagliano in fuga disordinata, inseguiti dai nostri colpi. L’accerchiamento era rotto verso Est, ma nessuno di noi, trascinati dall’audacia di Lanciotto, sentì la voglia di fuggire. Lanciotto in testa raggiunse il comandante della formazione nemica e in una lotta corpo a corpo lo investe come un uragano, colpendolo alla testa con il calcio della rivoltella e gettandolo a terra. Vandalo, partigiano di vent’ anni di Sesto Fiorentino, spara cantando Bandiera Rossa, Tesi Guglielmo, Barinci Antonio e tutti gli altri compagni si battono con furia. Ai nemici giungono continuamente rinforzi, il fuoco accelerato delle armi automatiche ed il miagolio caratteristico delle pallottole fende l’aria. Sembra trovarsi avvolti in una bolgia infernale. Lanciotto, ritto, come sfida alla morte, si lancia verso una mitraglia nemica per catturarla. Ma, a circa dieci metri da essa è colpito da una raffica e rimane fulminato, sono circa le nove e la lotta continua impari. Il sangue scorre e le munizioni stanno per finire. I fascisti sentono che sono vicini alla vittoria e poi sentono che abbiamo cessato di sparare. Sentiamo che gridano: ‑ Avanti, cosa aspettiamo, non hanno più munizioni ‑. Ma forse la loro viltà ed il nostro comportamento non danno loro il coraggio di avanzare. Il terreno è sparso di morti.

Il capitano inglese Carlino, a circa trenta metri dietro di me, mi grida: ‑ Nando indietro, altrimenti ci catturano. Ordino la ritirata e faccio passare avanti tutti. Mi sento come inchiodato al terreno. Vorrei portare via Lanciotto. Il mio più caro fratello e compagno adorato. Ho il cuore infranto. E’ stato il più grande dolore della mia vita. Vandalo e Guglielmo mi tirano per le braccia. Raggiungiamo la cima, scollinando verso Vaiano inseguiti dalle raffiche di mitra. So che i fascisti sfogarono la loro libidine di sangue sui feriti e contro le famiglie di coloni dando tutto alle fiamme dopo uno spietato saccheggio…

Sul terreno dell’aspro scontro a fuoco, rimangono i corpi senza vita del Comandante Lanciotto Ballerini e del sardo Luigi Giuseppe Ventroni (ucciso in battaglia e ritrovato bruciato mentre ancora impugnava la mitragliatrice), rimane a terra ferito gravemente Loreno Barinci, intorno vi sono alcuni feriti e i corpi senza vita di alcuni nemici (per una ferita alla gamba, dopo dieci giorni d’agonia in ospedale a Prato, morirà Duilio Sanesi, capo della spedizione fascista). I fascisti catturano cinque partigiani, sparano in bocca ad Andrey Vladimiro tenente dei genieri dell’Armata Rossa, uccidendolo, a Mario Ori gli viene sparato ad un braccio, Tommaso Bertovich, Corrado Conti e Benito Guzzon sono percossi e tutti dopo le intimidazioni e le sevizie vengono in tarda serata consegnati ai nazisti alla Fortezza da Basso. Loreno Barinci, rimane lasciato a terra creduto morto, viene catturato il giorno dopo, gli altri nove partigiani sono riusciti a rompere l’accerchiamento ed a trovare riparo in direzioni diverse.

 

Un imboscata fascista

“Una banda staccatasi dai Garibaldini di Monte Morello va alla montagna di Pistoia per unirsi alle formazioni  autonome di Pippo (Manrico Ducceschi) e cade in un imboscata fascista a Valibona (Monti della Calvana)

Lanciotto Ballerini, il comandante,  è un giovane di Campi Bisenzio che ha un fratello con i partigiani e uno nelle prigioni fasciste. Macellai, erculei, picchiatori di fascisti anche negli anni del regime, i Ballerini appartengono a quella vena anarchica della toscana popolare che i comunisti vorrebbero assorbire.

(G. Bocca – Storia dell’Italia Partigiana, Mondatori Milano 1995)

 

“Siete morti, arrendetevi”

“Si sta dormendo tutti nella capanna di Valibona.

Vladimiro, un tenente russo biondo e allegro, (è Mirko, il soldato russo che esce per un bisogno) per un improvviso bisogno esce, rientra affannato, scuote Lanciotto: “Capo, grande capo, fuori fascisti. Siamo tutti in piedi, fra la confusione del primo momento si raccolgono le armi bestemmiando. Ma Lanciotto ha fatto tanti anni di guerra è calmissimo, ci rincuora tutti, ci fa andare su nel palco dov’era la legna, fa riunire tutte le armi, le bombe vicino a lui. I fascisti si sono accorti che noi stiamo all’erta, uno di loro si fa avanti con una torcia da automobile fruga nel buio e grida: “ Siete morti, arrendetevi!”. Lanciotto spara, quello casca e allora da tutte le parti è un crepitio di colpi, Lanciotto ci raccomanda di non sciupare  le munizioni. Lui, in piedi a gambe larghe, prende le bombe ad una ad una, gira a lungo il braccio come avesse una clava e le lancia lontano dove pensa che i fascisti siano più fitti. E quelli credevano che noi si avesse un mortaio”.(testimonianza di Loreno Barinci – 1975 – Maria Guitta)

 

Morte di un eroe

Lanciotto e i suoi uomini si attestano lungo i muretti esterni della casa riuscendo a tenere una linea di fuoco molto larga che disorientò i fascisti che in breve si convinsero di avere a che fare con una squadra molto numerosa e ben armata.

Affiancato da Loreno Barinci, Lanciotto si lanciò in avanti proteggendosi con il lancio di bombe a mano con i suoi che lo seguivano a distanza. Proprio quando Lanciotto aveva individuato il punto debole dell’accerchiamento nemico accadde l’irreparabile, lui e il Barinci erano infatti stati individuati dai nemici e non appena i due cercarono di tornare all’attacco vennero inesorabilmente colpiti: un colpo alla testa non dette a Lanciotto che il tempo di mormorare. “Mamma”, mi hano preso”, il Barinci venne invece colpito da due proiettili in pieno volto e rimase a terra gravemente ferito.

(F. Nucci- Un anno di guerra – 2002)

 

 

Una grande amicizia

“Lo conobbi quando avevo sette anni e lui cinque in quella che allora si chiamava Piazza del Generale. Nacque subito una grande amicizia; insieme facevamo vita di campagna…eravamo grandi sperperatori di fichi e d’uva.

Quando diventammo un po’ più grandi, riuscimmo a mettere i soldi per comprare un fucile da caccia; ci costò sette lire e  per raggiungere questa somma, dovemmo fare mesi e mesi di sacrifici. Non avevamo porto d’armi… all’epoca io avevo 16 anni… ma andavamo lo stesso a caccia”. (Arnoldo Meschini)

 

Quel pane diviso con i compagni”

“Lanciotto fece tutta la guerra d’Etiopia, la sua classe quella del 1911, fu la prima ad essere richiamata. Partì come soldato e poco dopo divenne caporal maggiore proprio per le sue doti di coraggio. Un atto di valore gli valse la proposta di promozione a Sergente, ma la proposta non ebbe seguito perché, dopo poco venne punito per aver diviso il pane con i compagni di grado inferiore, cosa questa mal tollerata dalle  gerarchie militari del tempo (Arnoldo Mechini)

 

Un comunista privo di dottrina

“Lanciotto era un uomo di trent’anni, alto, in un certo senso bello. Era un combattente, un comunista privo di dottrina, coraggioso: la sua vanità era inoffensiva, era un qualcosa che riguardava il suo passato di pugile, che ancora sentiva dentro di sé”. (Stuart Hood)

 

Era un gigante dagli occhi celesti

“Lanciotto, dopo la sua morte, era diventato il simbolo dell’eroismo; io sapevo di lui soltanto come era morto e che era alto e biondo, un gigante dagli occhi celesti. (Maria Luigia Guitta)

 

Lanciotto lo incontrai in questa piazza

mentre organizzavamo la formazione partigiana era i primi di settembre del 1943. Noi e quelli del partito d’azione si organizzammo subito.  Teresa Mattei (Chicchi)

 

 

A.N.P.I. CAMPI BISENZIO

ISCRITTI DALLA FONDAZIONE

9 APRILE 1945

S.A.P. – PARTIGIANI LOCALI

COMBATTENTI ALL’ESTERO – C.V.L.

Anno 1946

Iscritti n° 78 

Registro del 1° Presidente

FERDINANDO PUZZOLI

 

1) AGATI ITALO
2) ALESSI ARDELIO
3) AZZARRI GIUSEPPE
4) AZZARRI RAFFAELLO
5) BACCI GIORGIO
6) BALLERINI ALFREDO
7) BALLERINI FELICE
8) BALLERINI RENZO
9) BALLERINI VILMARA
10) BALLERINI VITTORIO
11) BALLINI CESARE
12) BARGIONI BENITO
13) BECAGLI DINO
14) BERNARDI CORRADO
15) BETTI LUIGI
16) BETTI ALIPIO
17) BORETTI EMILIO
18) CACIOLLI ROLANDO
19) CASINI ALFIERO
20) CASINI GIUSEPPE
21) CECCHI PIETRO
22) CESARI FERNANDO
23) CIPRIANI RENATO
24) CONTI BONO’
25) CONTI SPARTACO
26) DOLFI GIOVANNI
27) FAGGI DINO
28) FAGGI GAETANO
29) FANTINI MICHELANGELO
30) FRATI VIRGILIO
31) LOMBARDI FRANCESCO
32) LOMBARDI RENZO
33) MARGHERINI ERNESTO
34) MARTINI ALBERTO
35) MARTINI MARTINO
36) MAZZANTI ENZO
37) MORANDI MILOVANO
38) PANERAI ALBERTO
39) PANERAI ALFIERO
40) PANERAI FELICE
41) PANZI GIOVANNI
42) PANZI UMBERTO
43) PAOLI FIORAVANTA
44) PAOLI LEDO
45) PAOLI TRIESTE
46) PAOLIERI ILIPO
47) PASSERINI CARLO
48) PASSERINI SILVANO
49) PICCIOLI EMILIO
50) PIERI ALVARO
51) PUCCINI SANZIO
52) PUZZOLI ENZO
53) PUZZOLI FERDINANDO
54) PUZZOLI FIORETTA
55) PUZZOLI GINO
56) QUERCI ALBERTO
57) RAMALLI ENZO
58) RASTRELLI ALFREDO
59) RINDI RINDO
60) ROMOLINI FORTUNATO
61) ROSSI SILVANO
62) ROTI BELISARIO
63) ROTI CARLO
64) ROTI VITTORIO
65) RUGI FERRIANO
66) RUGI ROBERTO
67) SCARLINI ADEMARO
68) SCARLINI CARLO
69) SERNISSI ALIMO
70) SERNISSI ROBERTO
71) TESI AZEGLIO
72) TESI FERDINANDO
73) TESI SILVANO
74) TIRINNANZI FALIERO
75) TIRINNANZI GIULIANO
76) TIRINNANZI MARCELLO
77) VERNIANI ARTURO
78) VERNIANI PRIMO

PARTIGIANI CADUTI

1) BALLERINI LANCIOTTO
2) MAZZANTI REMIGIO
3) PALLONI DELFINO
4) PANERAI RENATO
5) TESI GUGLIELMO

PARTIGIANI FERITI

1) BALLERINI RENZO
2) MAGHERINI ERNESTO
3) PUZZOLI FERDINANDO

RENITENTI ALLA LEVA UCCISI

1) BALLERINI ALFREDO cl. 1925
2) BETTINI RENATO cl.1925
DEPORTATO
3) CASINI LANFRANCO cl. 1924

FUCILATI PER RAPRESAGLIA

A S. PIERO A PONTI

1) CALZOLARI DINO
2) CAMPANI OVIDIO GAETANO
3) CECCHI NARCISO
4) FIASCHI GIUSEPPE DINO
5) MANETTI MARIO
6) MAOGGI GIUSEPPE
7) MASI ARTURO
8) PAOLETTI ADEMARO
9) PAPINI AMEDEO
10) PARRI GAETANO
11) PUGI CORNELIO
12) SIGNORINI PIETRO
13) TESTI AMERIGO

LAVORATORI DEPORTATI LAGER 

8/11 MARZO 1944

1) ALESSI FELICE NATO
2) BACCI RAFFAELLO
3) BALLERINI UGO
4) CAPACCIOLI NAZZARENO
5) CIAMPOLINI MICHELE
6) COLLINI ANGIOLINO
7) FRANCESCHINI TEBALDO
8) MARIOTTI OTELLO
9) NANNUCCI CARLO NATO
10) PAOLETTI BRUNO
11) SIGNORINI PARISIO
12) SUGHERELLI GINO

MARTIRI

1) FIESOLI TOSCA