Lanciotto Ballerini

100° della nascita di Lanciotto Ballerini,

Lanciotto Ballerini,

 

Lanciotto Ballerini (M.O.V.M.)
“Comandante dal settembre 1943 la prima Formazione Garibaldina Toscana,, la guidò valorosamente per quattro mesi nelle sue molteplici azioni di guerra.
Con soli 17 uomini affrontava preponderanti forze nemiche e dopo aver inflitto fortissime perdite, sì da costringerle a ritirarsi su posizioni retrostanti, assaliva arditamente da solo, al lancio di bombe a mano, l’ultima postazione che ancora minacciava la sorte dei suoi uomini.
Cadeva, nel generoso slancio, colpito in fronte dal fuoco nemico. 3 gennaio 1944”.
(Motivazione Medaglia d’Oro)
Nasce a Campi Bisenzio il 15 agosto 1911 da Felice e Antigone. I Ballerini erano una famiglia numerosa, di sette figli. Il padre Felice si occupava dell’attività di macellazione e di commercio carni, specialmente di ovini, mestiere di tutta la famiglia. L’infanzia di Lanciotto é come quella di tanti suoi coetanei, vita di campagna, lavoro e scuola.
Da giovanissimo mostra eccellenti doti fisiche, alto e fortissimo si avvicina allo sport del pugilato (1927). Diventa campione nazionale dei pesi medi, categoria primi pugni, che lo porta a incontrarsi con grandi nomi del pugilato dell’epoca. Questa parentesi sportiva si chiude con la chiamata alle armi nel 1931.
Dopo pochi anni, nell’ottobre 1935, viene richiamato alle armi per la guerra in Etiopia, esperienza contrassegnata da atti di eroismo e generosità, ma anche da una scarsa tolleranza per i comandi e la disciplina militare.
Al suo ritorno a Campi Bisenzio, a Lanciotto viene subito offerta la tessera fascista, che rifiuta in nome delle proprie e della sua avversione alle gerarchie. Perde così ogni possibilità di lavoro e sicurezza per sé e per la sua famiglia.
I Ballerini vengono segnalati come antifascisti (il padre di Lanciotto, Felice, era amico di Gino Tagliaferri, esponente del partito comunista, infatti, dal 1942, numerosi furono i contatti tra i due) e in più c’era quella grande amicizia sospetta con il sovversivo Ferdinando “Nandino” Puzzoli (registrato come anarchico dalla Prefettura di Firenze).
Il 5 aprile 1937 Lanciotto sposa Carolina Cirri, una ragazza di San Giorgio che gli dà ben presto una figlia, Amapola. Nell’aprile del 1939 Mussolini occupa l’Albania e Lanciotto viene richiamato alle armi nel maggio 1939. Con la definitiva entrata in guerra dell’Italia nel 1940, Lanciotto viene chiamato a combattere sul fronte greco e jugoslavo (zona Montenegro), in questo periodo, tramite alcune testimonianze, pare che Lanciotto abbia avuto buoni rapporti con i partigiani jugoslavi, pur facendo parte dell’esercito invasore. Il fratello Vittorio, che era insieme a lui in Jugoslavia, così lo ricorda – La sera spesso si allontanava di nascosto dal campo della divisione, prendeva una bicicletta e andava ad avvertire i paesi e i villaggi che all’indomani sarebbe passato l’esercito italiano fascista e che avrebbero subìto un attacco indiscriminato -. Riesce così a salvare donne, bambini ed anziani.
Al momento dell’ 8 settembre 1943, all’età di 32 anni, Lanciotto è a Firenze, assegnato all’84° reggimento fanteria.
Mentre è ricoverato in ospedale, decide di tornare a casa. I vertici fiorentini del Partito comunista fiorentino, Gino Tagliaferri e Giuseppe Rossi, prendono contatti con il padre di Lanciotto e tengono, l’11 settembre, una riunione a Campi Bisenzio per organizzare la prima esperienza di guerra di Resistenza ai nazifascisti.
All’incontro clandestino prendono parte numerosi antifascisti locali, con lo scopo di creare prima di tutto un cordone di sicurezza intorno alla loro comunità. Lanciotto, insieme ad altri patrioti locali, entra in azione in quei primi giorni di ribellione, assaltando un carro armato guidato da camicie nere che transitava all’Osmannoro, presso la località detta “Casa Bianca”, dal quale preleva tutto ciò che poteva essere utile alla nuova formazione: i proiettili, le armi e la mitragliatrice “Breda” che porterà con sé prima a Monte Morello e poi a Valibona, teatro della battaglia in cui Lanciotto muore, il 3 gennaio 1944.
I familiari hanno il permesso di recuperare il corpo solo dopo cinque giorni, La salma del comandante partigiano viene portata a Campi Bisenzio, dove ad attenderlo c’è tutta la comunità locale.
“C’era il mondo – ricorda la moglie – Un’incredibile folla di persone commosse, con tanti fiori rossi, tanti i partigiani armati scesi dalle montagne”.
Il nome “Lanciotto” viene dato a una Brigata partigiana ricostituita sul Monte Giovi, 22* Brigata Garibaldi Lanciotto Ballerini, che in seguito partecipa alla Liberazione di Firenze.

(foto e testi a cura di A.N.P.I. Sezione Lanciotto Ballerini di Campi Bisenzio)

 

Lanciotto Ballerini Oggi 25 Aprile voglio dedicare un post a un valoroso partigiano toscano "Lanciotto Ballerini",devo ammettere che non ero documentato sulla sua storia,però dopo gli ultimi incontri con l'Anpi di Prato il comune di Carmignano e noi del comitato 11 Giugno di Poggio alla Malva( finalizzati all'organizzazione degli eventi per prossimo 11 giugno)il nome di Lanciotto è entrato spesso nelle nostre discussioni,sopratutto per il fatto che prossimamente uscirà il film sulla sua vita,e perciò ho cercato di documentarmi(grazie anche a Internet) e ricostruire la sua storia.... LANCIOTTO BALLERINI Nato a Campi Bisenzio il 15 agosto 1911 da Felice ed Antigone Paoli.I Ballerini sono una famiglia numerosa, sei fratelli (Bertino, Vittorio, Alfredo, Lanciotto, Romolo e Renzo) ed una sorella Gilda, la più piccola.Felice Ballerini padre, antifascista convinto, si occupa dell’attività di macellazione e di commercio carni, specialmente di ovini, ben presto diviene il mestiere di tutta la famiglia. L’infanzia di Lanciotto è come quella di tanti suoi coetanei, vita di campagna, lavoro e scuola. Da giovanissimo Lanciotto mostra eccellenti dote fisiche, la sua prestanza fisica lo porta a primeggiare tra i coetanei, ma è un giovane altruista “un forte che aiuta i deboli”, in molte occasioni locali si è distinto per aver preso le difese dei più deboli. Amante dello sport e sprezzante del pericolo, gli piace gareggiare con gli amici ed essendo un giovane di grande resistenza riesce a primeggiare nelle sfide di ciclismo e di nuoto è alto e fortissimo. In paese un giorno successe una disgrazia, un uomo affogo nel Fiume Bisenzio, dopo averlo cercato inutilmente con le squadre dei soccorsi, mandarono chiamare Lanciotto che era un esperto del fiume perché abituato ad andarci a pescare con le mani e conosceva tutti i punti del fiume, abile nuotatore resisteva circa 3 minuti sotto l’acqua, recuperò la salma dello sfortunato e lo consegnò ai familiari.Gli amici e Ferdinando Puzzoli lo convincono ad avvicinarsi allo sport del pugilato (lui era contrario lo considerava uno sport violento) Ferdinando cominciò ad allenarlo nei primi momenti di iniziazione. Lanciotto si segnala quasi da subito come uno dei migliori allievi. Inizia così una ricca parentesi sportiva (a 19 anni vinse il torneo “Primi Pugni”), che lo vede incontrarsi con grandi nomi del pugilato dell’epoca ma, questa bella parentesi sportiva si chiude con la chiamata alle armi nel 1931, dove presta il servizio militare in Emilia. Dopo aver finito il militare ritorna a casa e dopo pochi anni viene richiamato alle armi, per una guerra vera, quella in Etiopia. La vita di militare in Etiopia per Lanciotto è contrassegnata da atti di eroismo e punizioni, il suo carattere generoso ed altruista è anche poco disponibile a tollerare i comandi e la disciplina militare. Un atto di valore gli valse la proposta di promozione a sergente e vale la pena di raccontarlo: – c’erano tre soldati italiani a lavarsi in un fiume, fra loro un campigiano, un certo Rossi di S. Cresci. Poco più in là Lanciotto, la cui attenzione venne richiamata dalla cantilena di guerra africana; Lanciotto impugnò subito il fucile ed ecco infatti che dal cespuglio balzo fuori un africano armato di scimitarra per aggredire i soldati al fiume. Lanciotto sparò subito, salvando la vita ai compagni fra cui vi era anche un ufficiale. La sua promozione a sergente però non ebbe seguito perché, dopo poco viene punito per aver diviso il pane con compagni di grado inferiore, cosa mal tollerata dalle gerarchie militari del campo. Quando Lanciotto rientra a Campi dopo la guerra viene accolto dai fascisti come un eroe e gli viene subito offerta la tessera fascista, ma Lanciotto per le sue idee di libertà, di uguaglianza, di democrazia e la sua avversione alle gerarchie, la rifiuta, perdendo così la possibilità di trovare lavoro e sicurezza per sé e per la sua famiglia.I Ballerini sono segnalati come antifascisti e in più c’è quella grande amicizia sospetta con il sovversivo Nandino (Ferdinando Puzzoli).Il 5 aprile 1937 Lanciotto sposa Carolina Cirri, una ragazza di S. Giorgio che gli darà ben presto una figlia, Amapola. Nell’ aprile del 1939 Mussolini decide di occupare l’Albania. Nel maggio 1939 con la definitiva entrata in guerra dell’Italia, Lanciotto è chiamato a combattere in Grecia ed in Iugoslavia, in questo periodo tramite alcune testimonianze, pare che Lanciotto abbia avuto buoni rapporti con i partigiani iugoslavi, pur facendo parte dell’ esercito invasore, la sua scelta di campo è maturata.Una testimonianza, quella del fratello Vittorio che era insieme a Lanciotto in Iugoslavia, il quale parlando con i figli ha raccontato il vissuto della guerra:“Lanciotto, quando era in Iugoslavia, la sera spesso si allontanava di nascosto dal campo della divisione, prendeva una bicicletta e andava ad avvertire i paesi e i villaggi, tra cui un paese chiamato Baron che all’indomani sarebbe passato l’esercito italiano fascista e che avrebbero subito un attacco indiscriminato”. Riuscì a dare la possibilità di sopravvivere a centinaia di donne, bambini ed anziani che trovarono rifugio in altri luoghi. Vittorio gli diceva: – Lanciotto hai famiglia, se ti scoprono ti uccidono. “Non posso vedere uccidere persone innocenti” – rispondeva Lanciotto: – “Pensa ai nostri familiari, se si trovassero loro, nelle stesse situazioni…” .Tanto Lanciotto era conosciuto dai partigiani di Tito della zona, che Vittorio ebbe salva la vita, – racconta che si era allontanato dal reparto per avvicinarsi ad un torrente (gli piaceva tanto pescare) ma da una boscaglia uscirono i partigiani. – Sono morto! Pensò. – …. Ma uno di loro riconobbe la somiglianza con Lanciotto e grido in slavo: – “Fratello, fratello”. Lo riconobbero come fratello di Lanciotto, quello che aveva salvato con le sue informazioni tanti loro familiari. Lanciotto aveva maturato da tempo la sua scelta di campo, quella di rifiutare la guerra e di combattere chi la propaga. Rimpatriato nel giugno 1943 Lanciotto è a Firenze assegnato all’84° reggimento fanteria, viene poi ricoverato, all’Ospedale militare di San Gallo per dolori reumatici che lo rendevano leggermente claudicante. Da una testimonianza del Patriota Paoli Spartaco incontriamo Lanciotto alla data del 27 luglio mandato a chiamare dai cittadini di San Donnino. TESTIMONIANZA DI PAOLI SPARTACO(rilasciata all'Anpi) Il 25 luglio 1943 che giornata è stata? Qui a Campi il 25 luglio era una domenica, mi ricordo che un bisbiglio mi arrivo e mi dette la stupenda notizia, io non seppi trattenermi ed esultai dalla gioia, mi dissero di essere cauto e di aspettare. Durante tutta la notte un solo pensiero fremeva la mia mente, una gioia e un eccitazione unica, la fine del fascismo…finalmente.La mattina seguente (il 26 luglio) alle 5 ero già sveglio non stavo nella pelle, poi la mattinata del 26 luglio verso le 9,00 una folla spontanea ed esultante festeggio la notizia con l’assalto della casa del fascio, buttammo tutto i mobili e gli stemmi fuori dalla finastra dai balconi giù per strada, carte etc, tutto quello che si trovava, prendemmo a schiaffi alcuni di loro che andarono poi a rifugiarsi in Chiesa dal Don Santoni e solo l’intervento dei capi dell’ organizzazione clandestina evito il peggio, la folla era molto arrabbiata, e non faceva più distinzione tra quelli che erano i violenti e quelli che invece avevano servito il fascismo per vari motivi.Mi ricordo che il giorno dopo il 27 andammo a S. Piero a Ponti ed a S. Donnino ad assaltare le varie case del fascio, a S. Donnino confermo che il maresciallo di San Piero a Ponti ci punto la pistola addosso e Lanciotto che era con noi disse: – Un tunn’hai il cuore di sparare e gliela tolse, e gli disse di andare via a pensare alla sua famiglia, che unn’era il caso di prendere le difese dei fascisti. Il maresciallo si allontano, prendemmo le case del fascio e le devastammo. Purtroppo non fummo molto furbi, non pensavamo che poi sarebbe successo ciò che e successo, dovevamo distruggere tutti i dati anagrafici della popolazione, così avremmo evitato le chiamate alle armi e le minacce di morte. A riguardo degli eventi del 26 luglio 1943 c’è anche la testimonianza di Enzo Puzzoli, rilasciata all’ANPI locale: “L’entusiasmo della popolazione locale per la notizia si manifestò con grande euforia. Una trentina di fascisti locali andarono a nascondersi nella Pieve di S. Stefano e chiesero la protezione al pievano don Santoni. La folla era inferocita per le persecuzioni subite, per i lutti a causa del regime e della guerra, sembrava non arrestarsi neppure di fronte al pievano. I patrioti antifascisti si accorsero che la follia aveva preso il sopravvento. Mandarono a chiamare Ferdinando Puzzoli e Marino Cecchi i quali si posero davanti al portone della Pieve. Nandino parlò ai suoi concittadini e disse: – Volete fare come hanno fatto fino ad ora loro, i fascisti? Allora entrate, se volete diventare come loro. Oppure avete una coscienza, un’anima, un ideale per sperare, per cambiare, per migliorare? Se è così tornate a casa.Lanciotto è gia inserito nel movimento clandestino antifascista e alla notizia dell’Armistizio l’8 Settembre tornò definitivamente a casa.In quei giorni frenetici, bisogna organizzarsi, darsi da fare. I Ballerini,i Puzzoli, i Conti, Verniani, Querci, Bacci, Paoli, Roti, Sernissi, Palloni, Papi, Bernardi, Frati, Borracchini , Casini, Calieri, Passerini, Bacarelli, Rastrelli, Pancani, Rossi, Panerai, Rugi e altri antifascisti locali mettono in atto in clandestinità, un cordone di sicurezza intorno alla loro comunità.Lanciotto insieme con altri patrioti locali, entrano in azione in quei primi giorni di ribellione, assaltando un carro armato guidato da “camicie nere” che transitava nell’Osmannoro, presso la località detta “Casa Bianca” (nucleo di case vicino alla motorizzazione). Dopo aver fatto correre a gambe levate i carristi disarmandoli, resero inutilizzabile il carro prelevando tutto ciò che poteva essere utile, i proiettili, le armi e la mitragliatrice che era sopra al carro. Così Lanciotto si procurò la prima mitragliatrice che portò con sé in montagna. La sera del 15 settembre 1943 dalla casa colonica del mezzadro antifascista Serafino Colzi a Tomerello il gruppo partigiano locale, comandato da Lanciotto, risalendo l’alveo del Torrente Marina raggiunge Monte Morello. A.N.P.I. “Lanciotto Ballerini” Campi Bisenzio Quindi come ci racconta Enzo questo gruppo di partigiani guidato da Lanciotto Ballerini e Ferdinando Puzzoli parte il 15 settembre per Monte Morello, forse il primo gruppo di partigiani dell'intera Toscana che in maniera organizzata si sposta sui monti.Nei mesi a seguire l'azione è incentrata sul vettovagliamento e sulla costituzione di una sufficiente dotazione di armi ed equipaggiamento.Numerose volte Lanciotto torna a Campi Bisenzio per prelevare quello che amici e compagni erano riusciti a mettere da parte.Quando passa per le vie del paese i fascisti fingono di non vederlo per non doversi misurare con lui e perché è evidente da che parte sta la popolazione.Gli ultimi giorni del 1943 Lanciotto si sposta con la sua banda da Monte Morello verso i monti del pistoiese, ma sulla Calvana il 3 gennaio 1944 cade da eroe nella battaglia di Valibona.La formazione partigiana (vi si erano aggregati due soldati russi,due soldati jugoslavi e un capitano inglese fuggiti dalla prigionia), era da pochi giorni accantonata in località Case di Valibona quando, da Prato, Vaiano e Calenzano mossero le formazioni della guardia repubblichina, del battaglione Muti, di carabinieri e fascisti dei comuni limitrofi. I partigiani furono attaccati al crepuscolo. La sorpresa degli uomini di Lanciotto, che non aveva disposto sentinelle, sarebbe stata completa, se uno dei militari russi non si fosse per caso svegliato all'alba e non fosse uscito dal casolare nel quale riposavano i partigiani. il Russo visti i fascisti a pochi metri dalla base, svegliò Lanciotto.Il comandante, prontamente,dette l'ordine al sardo Ventroni di sparare con il fucile mitragliatore "Breda" salì sul tetto del casolare con un mitragliatore e cominciò a sparare, costringendo i fascisti ad arretrare; poi, vistosi accerchiato, decise il tutto per tutto, per consentire, almeno ad una parte dei suoi uomini, di sganciarsi. Ballerini, mentre gli altri partigiani sparavano con tutte le armi a disposizione, attaccò a colpi di bombe a mano due nidi di mitragliatrici, neutralizzandoli. Al terzo assalto cadde, colpito in fronte.I fascisti catturarono Vladimiro Andrey, tenente dei genieri dell'Armata rossa che aveva un piede ferito,e lo finirono barbaramente. Il partigiano sardo Ventroni, addetto alla mitragliatrice "Breda", fu bruciato vivo con il lanciafiamme.In quello scontro, che è valso a Ballerini la massima ricompensa al valore, i fascisti della Muti e i repubblichini ebbero cinque morti, tra cui il comandante del presidio di Prato, e un alto numero di feriti.A Campi Bisenzio c'è ancora chi ricorda il suo funerale: quasi tutta la gente del paese scesa in strada, il carro funebre seguito da un centinaio di partigiani inquadrati e armati,calati dalla montagna - nonostante i nazifascisti fossero ancora lontani dall'essere sconfitti per rendere onore al comandante della prima formazione garibaldina costituitasi in Toscana dopo l'armistizio. Da quel che era rimasto di quella banda partigiana - poco più di una dozzina di uomini che avevano combattuto per quattro mesi, fornendo più prova d'audacia che di organizzazione, così come era nel carattere di Lanciotto, ma che avevano inflitto gravi danni al nemico con improvvisi assalti e colpi di mano - sarebbe nata la brigata "Ballerini", che avrebbe operato sin dopo la liberazione di Firenze.Lanciotto Ballerini e due dei suoi uomini (altri tre rimasero feriti e altri tre ancora risultarono dispersi), caddero la mattina del 3 gennaio del 1944.

LANCIOTTO BALLERINI Nato a Campi Bisenzio il 15 agosto 1911 da Felice ed Antigone Paoli.I Ballerini sono una famiglia numerosa, sei fratelli (Bertino, Vittorio, Alfredo, Lanciotto, Romolo e Renzo) ed una sorella Gilda, la più piccola.Felice Ballerini padre, antifascista convinto, si occupa dell’attività di macellazione e di commercio carni, specialmente di ovini, ben presto diviene il mestiere di tutta la famiglia. L’infanzia di Lanciotto è come quella di tanti suoi coetanei, vita di campagna, lavoro e scuola. Da giovanissimo Lanciotto mostra eccellenti dote fisiche, la sua prestanza fisica lo porta a primeggiare tra i coetanei, ma è un giovane altruista “un forte che aiuta i deboli”, in molte occasioni locali si è distinto per aver preso le difese dei più deboli. Amante dello sport e sprezzante del pericolo, gli piace gareggiare con gli amici ed essendo un giovane di grande resistenza riesce a primeggiare nelle sfide di ciclismo e di nuoto è alto e fortissimo. In paese un giorno successe una disgrazia, un uomo affogo nel Fiume Bisenzio, dopo averlo cercato inutilmente con le squadre dei soccorsi, mandarono chiamare Lanciotto che era un esperto del fiume perché abituato ad andarci a pescare con le mani e conosceva tutti i punti del fiume, abile nuotatore resisteva circa 3 minuti sotto l’acqua, recuperò la salma dello sfortunato e lo consegnò ai familiari.Gli amici e Ferdinando Puzzoli lo convincono ad avvicinarsi allo sport del pugilato (lui era contrario lo considerava uno sport violento) Ferdinando cominciò ad allenarlo nei primi momenti di iniziazione. Lanciotto si segnala quasi da subito come uno dei migliori allievi. Inizia così una ricca parentesi sportiva (a 19 anni vinse il torneo “Primi Pugni”), che lo vede incontrarsi con grandi nomi del pugilato dell’epoca ma, questa bella parentesi sportiva si chiude con la chiamata alle armi nel 1931, dove presta il servizio militare in Emilia.
Dopo aver finito il militare ritorna a casa e dopo pochi anni viene richiamato alle armi, per una guerra vera, quella in Etiopia. La vita di militare in Etiopia per Lanciotto è contrassegnata da atti di eroismo e punizioni, il suo carattere generoso ed altruista è anche poco disponibile a tollerare i comandi e la disciplina militare. Un atto di valore gli valse la proposta di promozione a sergente e vale la pena di raccontarlo: – c’erano tre soldati italiani a lavarsi in un fiume, fra loro un campigiano, un certo Rossi di S. Cresci. Poco più in là Lanciotto, la cui attenzione venne richiamata dalla cantilena di guerra africana; Lanciotto impugnò subito il fucile ed ecco infatti che dal cespuglio balzo fuori un africano armato di scimitarra per aggredire i soldati al fiume. Lanciotto sparò subito, salvando la vita ai compagni fra cui vi era anche un ufficiale. La sua promozione a sergente però non ebbe seguito perché, dopo poco viene punito per aver diviso il pane con compagni di grado inferiore, cosa mal tollerata dalle gerarchie militari del campo.
Quando Lanciotto rientra a Campi dopo la guerra viene accolto dai fascisti come un eroe e gli viene subito offerta la tessera fascista, ma Lanciotto per le sue idee di libertà, di uguaglianza, di democrazia e la sua avversione alle gerarchie, la rifiuta, perdendo così la possibilità di trovare lavoro e sicurezza per sé e per la sua famiglia.I Ballerini sono segnalati come antifascisti e in più c’è quella grande amicizia sospetta con il sovversivo Nandino (Ferdinando Puzzoli).Il 5 aprile 1937 Lanciotto sposa Carolina Cirri, una ragazza di S. Giorgio che gli darà ben presto una figlia, Amapola. Nell’ aprile del 1939 Mussolini decide di occupare l’Albania. Nel maggio 1939 con la definitiva entrata in guerra dell’Italia, Lanciotto è chiamato a combattere in Grecia ed in Iugoslavia, in questo periodo tramite alcune testimonianze, pare che Lanciotto abbia avuto buoni rapporti con i partigiani iugoslavi, pur facendo parte dell’ esercito invasore, la sua scelta di campo è maturata.Una testimonianza, quella del fratello Vittorio che era insieme a Lanciotto in Iugoslavia, il quale parlando con i figli ha raccontato il vissuto della guerra:“Lanciotto, quando era in Iugoslavia, la sera spesso si allontanava di nascosto dal campo della divisione, prendeva una bicicletta e andava ad avvertire i paesi e i villaggi, tra cui un paese chiamato Baron che all’indomani sarebbe passato l’esercito italiano fascista e che avrebbero subito un attacco indiscriminato”. Riuscì a dare la possibilità di sopravvivere a centinaia di donne, bambini ed anziani che trovarono rifugio in altri luoghi. Vittorio gli diceva: – Lanciotto hai famiglia, se ti scoprono ti uccidono. “Non posso vedere uccidere persone innocenti” – rispondeva Lanciotto: – “Pensa ai nostri familiari, se si trovassero loro, nelle stesse situazioni…” .Tanto Lanciotto era conosciuto dai partigiani di Tito della zona, che Vittorio ebbe salva la vita, – racconta che si era allontanato dal reparto per avvicinarsi ad un torrente (gli piaceva tanto pescare) ma da una boscaglia uscirono i partigiani. – Sono morto! Pensò. – …. Ma uno di loro riconobbe la somiglianza con Lanciotto e grido in slavo: – “Fratello, fratello”. Lo riconobbero come fratello di Lanciotto, quello che aveva salvato con le sue informazioni tanti loro familiari. Lanciotto aveva maturato da tempo la sua scelta di campo, quella di rifiutare la guerra e di combattere chi la propaga. Rimpatriato nel giugno 1943 Lanciotto è a Firenze assegnato all’84° reggimento fanteria, viene poi ricoverato, all’Ospedale militare di San Gallo per dolori reumatici che lo rendevano leggermente claudicante.
Da una testimonianza del Patriota Paoli Spartaco incontriamo Lanciotto alla data del 27 luglio mandato a chiamare dai cittadini di San Donnino.
TESTIMONIANZA DI PAOLI SPARTACO(rilasciata all’Anpi)
Il 25 luglio 1943 che giornata è stata?
Qui a Campi il 25 luglio era una domenica, mi ricordo che un bisbiglio mi arrivo e mi dette la stupenda notizia, io non seppi trattenermi ed esultai dalla gioia, mi dissero di essere cauto e di aspettare. Durante tutta la notte un solo pensiero fremeva la mia mente, una gioia e un eccitazione unica, la fine del fascismo…finalmente.La mattina seguente (il 26 luglio) alle 5 ero già sveglio non stavo nella pelle, poi la mattinata del 26 luglio verso le 9,00 una folla spontanea ed esultante festeggio la notizia con l’assalto della casa del fascio, buttammo tutto i mobili e gli stemmi fuori dalla finastra dai balconi giù per strada, carte etc, tutto quello che si trovava, prendemmo a schiaffi alcuni di loro che andarono poi a rifugiarsi in Chiesa dal Don Santoni e solo l’intervento dei capi dell’ organizzazione clandestina evito il peggio, la folla era molto arrabbiata, e non faceva più distinzione tra quelli che erano i violenti e quelli che invece avevano servito il fascismo per vari motivi.Mi ricordo che il giorno dopo il 27 andammo a S. Piero a Ponti ed a S. Donnino ad assaltare le varie case del fascio, a S. Donnino confermo che il maresciallo di San Piero a Ponti ci punto la pistola addosso e Lanciotto che era con noi disse: – Un tunn’hai il cuore di sparare e gliela tolse, e gli disse di andare via a pensare alla sua famiglia, che unn’era il caso di prendere le difese dei fascisti. Il maresciallo si allontano, prendemmo le case del fascio e le devastammo. Purtroppo non fummo molto furbi, non pensavamo che poi sarebbe successo ciò che e successo, dovevamo distruggere tutti i dati anagrafici della popolazione, così avremmo evitato le chiamate alle armi e le minacce di morte.
A riguardo degli eventi del 26 luglio 1943 c’è anche la testimonianza di Enzo Puzzoli, rilasciata all’ANPI locale:
“L’entusiasmo della popolazione locale per la notizia si manifestò con grande euforia. Una trentina di fascisti locali andarono a nascondersi nella Pieve di S. Stefano e chiesero la protezione al pievano don Santoni. La folla era inferocita per le persecuzioni subite, per i lutti a causa del regime e della guerra, sembrava non arrestarsi neppure di fronte al pievano. I patrioti antifascisti si accorsero che la follia aveva preso il sopravvento. Mandarono a chiamare Ferdinando Puzzoli e Marino Cecchi i quali si posero davanti al portone della Pieve. Nandino parlò ai suoi concittadini e disse: – Volete fare come hanno fatto fino ad ora loro, i fascisti? Allora entrate, se volete diventare come loro. Oppure avete una coscienza, un’anima, un ideale per sperare, per cambiare, per migliorare? Se è così tornate a casa.Lanciotto è gia inserito nel movimento clandestino antifascista e alla notizia dell’Armistizio l’8 Settembre tornò definitivamente a casa.In quei giorni frenetici, bisogna organizzarsi, darsi da fare. I Ballerini,i Puzzoli, i Conti, Verniani, Querci, Bacci, Paoli, Roti, Sernissi, Palloni, Papi, Bernardi, Frati, Borracchini , Casini, Calieri, Passerini, Bacarelli, Rastrelli, Pancani, Rossi, Panerai, Rugi e altri antifascisti locali mettono in atto in clandestinità, un cordone di sicurezza intorno alla loro comunità.Lanciotto insieme con altri patrioti locali, entrano in azione in quei primi giorni di ribellione, assaltando un carro armato guidato da “camicie nere” che transitava nell’Osmannoro, presso la località detta “Casa Bianca” (nucleo di case vicino alla motorizzazione). Dopo aver fatto correre a gambe levate i carristi disarmandoli, resero inutilizzabile il carro prelevando tutto ciò che poteva essere utile, i proiettili, le armi e la mitragliatrice che era sopra al carro. Così Lanciotto si procurò la prima mitragliatrice che portò con sé in montagna. La sera del 15 settembre 1943 dalla casa colonica del mezzadro antifascista Serafino Colzi a Tomerello il gruppo partigiano locale, comandato da Lanciotto, risalendo l’alveo del Torrente Marina raggiunge Monte Morello.
A.N.P.I. “Lanciotto Ballerini” Campi Bisenzio
Quindi come ci racconta Enzo questo gruppo di partigiani guidato da Lanciotto Ballerini e Ferdinando Puzzoli parte il 15 settembre per Monte Morello, forse il primo gruppo di partigiani dell’intera Toscana che in maniera organizzata si sposta sui monti.Nei mesi a seguire l’azione è incentrata sul vettovagliamento e sulla costituzione di una sufficiente dotazione di armi ed equipaggiamento.Numerose volte Lanciotto torna a Campi Bisenzio per prelevare quello che amici e compagni erano riusciti a mettere da parte.Quando passa per le vie del paese i fascisti fingono di non vederlo per non doversi misurare con lui e perché è evidente da che parte sta la popolazione.Gli ultimi giorni del 1943 Lanciotto si sposta con la sua banda da Monte Morello verso i monti del pistoiese, ma sulla Calvana il 3 gennaio 1944 cade da eroe nella battaglia di Valibona.La formazione partigiana (vi si erano aggregati due soldati russi,due soldati jugoslavi e un capitano inglese fuggiti dalla prigionia), era da pochi giorni accantonata in località Case di Valibona quando, da Prato, Vaiano e Calenzano mossero le formazioni della guardia repubblichina, del battaglione Muti, di carabinieri e fascisti dei comuni limitrofi. I partigiani furono attaccati al crepuscolo.
La sorpresa degli uomini di Lanciotto, che non aveva disposto sentinelle, sarebbe stata completa, se uno dei militari russi non si fosse per caso svegliato all’alba e non fosse uscito dal casolare nel quale riposavano i partigiani. il Russo visti i fascisti a pochi metri dalla base, svegliò Lanciotto.Il comandante, prontamente,dette l’ordine al sardo Ventroni di sparare con il fucile mitragliatore “Breda” salì sul tetto del casolare con un mitragliatore e cominciò a sparare, costringendo i fascisti ad arretrare; poi, vistosi accerchiato, decise il tutto per tutto, per consentire, almeno ad una parte dei suoi uomini, di sganciarsi. Ballerini, mentre gli altri partigiani sparavano con tutte le armi a disposizione, attaccò a colpi di bombe a mano due nidi di mitragliatrici, neutralizzandoli. Al terzo assalto cadde, colpito in fronte.I fascisti catturarono Vladimiro Andrey, tenente dei genieri dell’Armata rossa che aveva un piede ferito,e lo finirono barbaramente. Il partigiano sardo Ventroni, addetto alla mitragliatrice “Breda”, fu bruciato vivo con il lanciafiamme.In quello scontro, che è valso a Ballerini la massima ricompensa al valore, i fascisti della Muti e i repubblichini ebbero cinque morti, tra cui il comandante del presidio di Prato, e un alto numero di feriti.A Campi Bisenzio c’è ancora chi ricorda il suo funerale: quasi tutta la gente del paese scesa in strada, il carro funebre seguito da un centinaio di partigiani inquadrati e armati,calati dalla montagna – nonostante i nazifascisti fossero ancora lontani dall’essere sconfitti per rendere onore al comandante della prima formazione garibaldina costituitasi in Toscana dopo l’armistizio. Da quel che era rimasto di quella banda partigiana – poco più di una dozzina di uomini che avevano combattuto per quattro mesi, fornendo più prova d’audacia che di organizzazione, così come era nel carattere di Lanciotto, ma che avevano inflitto gravi danni al nemico con improvvisi assalti e colpi di mano – sarebbe nata la brigata “Ballerini”, che avrebbe operato sin dopo la liberazione di Firenze.Lanciotto Ballerini e due dei suoi uomini (altri tre rimasero feriti e altri tre ancora risultarono dispersi), caddero la mattina del 3 gennaio del 1944. (Testi, foto, testimonianze A.N.P.I. Sezione Lanciotto Ballerini)

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La Rinascita calcistica locale: la “Lanciotto”

 

 

La Rinascita calcistica locale

Il nostro cittadino Enzo Gori, conosciuto da tutti come “Bagheo”, ci ha raccontato alcuni pregevoli fatti sportivi, accaduti nel momento della rinascita civile e culturale del paese. Questa testimonianza ci venne da lui donata per la ns. Associazione insieme alle fotografie storiche della Squadra di Calcio.

Il ricordo

Addavvenire alla fattoria

I giornalisti Fabrizio Nucci e Debora Pellegrinotti hanno scritto e pubblicato il libro sportivo di 50 anni di storia sportiva della società U.S. Calcio Lanciotto

La fervente memoria di Enzo Gori (Bagheo)  ci ha ricordato il debutto calcistico locale: – Alla fine del 1944 dopo la Liberazione di Campi Bisenzio,  allo stadio comunale la rappresentanza di soldati inglesi, vuole giocare una partita di calcio con i giovani della neo nata squadra locale A.C. Lanciotto Ballerini”. Il risultato fu un eccezionale pari, 2 a 2 con reti per noi di due giovani locali, Enzo Gori e Giuliano Mazzanti,  “quel giorno eravamo 5 giovani freschi di nomina, per noi fu una grande emozione tornare a giocare e debuttare contro i maghi del calcio “gli inglesi”. Vezzani, Mazzanti, Biagiotti, Biagioli, Gori poi il resto della formazione composta da tutti campigiani doc.

Quando alla fine del 1944 venne fondata la società calcio U.S. Lanciotto Ballerini, il direttivo della A.C. Campi decise di titolare la formazione calcistica.

Mi ricordo la proposta fatta dal Targioni Gastone, che disse: – Il nostro concittadino Lanciotto Ballerini, sacrificatosi per la libertà della nazione contro il giogo nazifascista è stato riconosciuto eroe nazionale, quale esempio migliore di impegno, di altruismo e di speranza direi di dedicare a lui la rinascita calcistica locale. È così che da quel momento all’unaminità  si decise il nome di U.S. Lanciotto Ballerini e di dedicargli lo stadio locale.

Il Primo Presidente fu nominato Corrado Landi e Vice Presidente Lindoro Landi.

Alle elezioni successive, il nuovo consiglio nominò Presidente Alessio Alessi.

Nel primo dopoguerra fu organizzato il primo campionato di calcio nazionale misto.

La stagione 1944/1945

La effettuammo con una montura rossa e con lo stemma del Lupo. Un fatto curioso è che all’epoca quando venivano affissi i manifesti della partita di calcio, vi erano scritti i nomi ed i cognomi dei giocatori di entrambe le squadre, i campigiani, gli sportivi locali quando leggevano la formazione non riconoscevano per nome i giocatori, visto che era in uso chiamarli sempre con i soprannomi. “Occhisono questi?” Venne deciso in seguito di pubblicare solo i soprannomi dei giocatori locali, tutti campigiani doc, i quali formarono l’ossatura di una grande squadra (Gonfiantini, Vezzani, Marzocchini, Pulini, Feria, Bagheo, Lottino, Biagioli, Anordino il cavallo, Cecchino, Cimpillino, Spugnino e Guidino).

Nel campionato del 1944/45, il debutto della Lanciotto avvennè contro il Prato, la Lanciotto a Campi vinse 3-2 con reti di Mazzanti, Feria, Bagheo, il portiere del Prato all’epoca era Vieri Enzo (nonno di bobo Vieri, l’attaccante oggi del Milan, il quale negli anni successivi passò poi con noi alla Lanciotto come portiere.

Sempre nello stesso anno, ricordo l’infocata partita Pro Firenze – A.C. Lanciotto, giocata allo stadio di Firenze, in quell’occasione c’era tutta Campi. La Pro Firenze – vinse la partita 2 a 1.

Il campionato 1945/1946

nell’ultima partita contro la Pro Fiorentina e U.S. Lanciotto allo stadio di Firenze perdemmo 1 a 0. Arrivammo secondi in campionato, ma lo strepitoso campionato di calcio giocato sportivamente venne macchiato dall’arbitro Bianchi che dette un rigore al 90° minuto che non c’era assolutamente. Si scatenò una bufera immensa, la passione storica dei sportivi campigiani si ribello tutta contro l’arbitro Bianchi (particolare il giocatore della Pro Firenze calciò il rigore tappandosi gli occhi, ma fece goal lo stesso e subito, scappò negli spogliatoi)

Dalla maratona tutti i campigiani seguirono il tifoso storico Ivo Ballerini il quale alzo la mazza e al grido;- “Tutti alla Fattoria”, tutti i tifosi campigiani invasero il campi della stadio fiorentino, la cronaca nazionale dette molta importanza all’avvenimento, radio e giornali ricordano il grave fatto. L’inviato speciale il giornalista sportivo Nerio Giorgetti, ne parlò del fatto sull’ Informatore Sportivo, che era diretto Aldo Bardelli che poi diventò Commissario dela nazionale italiana amico del presidente onorario della rai di Firenze Aldo Angelini che nel 1946 con Corrado Landi e ci fece ottenere la prima S.i.s.a. locale in piazza Fra’ Ristoro.

“Tutti alla Fattoria” diventò l’inno e il simbolo di tutti i tifosi dell’U.S. Lanciotto che insieme al tifoso Ivo Ballerini fecero la storia del calcio di Campi Bisenzio.

Campionato 1947/1948

1948 aprile – Mentre si giocava a Campi la partita Lanciotto – San Vincenzo, in una giornata di splendido sole, alla pausa del primo tempo, il San Vincenzo vinceva 3 a 0 contro di noi, ma quando la squadra rientro per il secondo tempo, sulle tribune non c’erano più gli spettatori, tutti se ne erano andati, alcuni tifosi la maggior parte erano andati furbamente ad alzare tutte le cateratte delle fosse e delle gore che servivano per mandare l’acqua ai campi agricoli che circondavano il campo di calcio e siccome il campo sportivo era leggermente più basso, venne invaso dall’acqua. L’arbitro notando il pallone che galleggiava nell’acqua, e guardando in cielo disse: – Ma da dove viene tutta quest’acqua? Sospese la partita. Un grazie da parte di tutti gli sportivi locali. Nel recupero la nostra squadra la Lanciotto vinse 4 a 0 contro lo sfortunato San Vincenzo.

La San Vincenzo calcistica per anni ha ricordato la furberia dei campigiani. La Lanciotto Ballerini in quell’anno calcistico si piazzò al 2° Posto in classifica ad un punto da “Le Signe”, realizzando un anno di successi immemorabili.

La Lanciotto era una estrosa e rampante squadra, un gioiello locale, tutti si organizzavano per l’evento sportivo del fine settimana, le trasferte più vicine erano organizzate con grande entusiasmo, tanta la partecipazione cittadina, partivano a bordo di camion a volte con rimorchio, con le nostre bandiere lo stemma con il Lupo, le nostre canzoni tipo: – “con la Lanciotto non ce la puoi fare devi solo tornare a zappare” oppure: –  “Olio, olio, minerale per battere la Lanciotto ci vuole la Nazionale”.

Ad  Agliana una volta a causa di un arbitraggio maldestro si scatenò una gigantesca zuffa, molti dei locali andarono a rifugiarsi in Chiesa, ma la cosa continuo…

Al ritorno a Campi vennero controllati tutti dalla celere.

La Società Lanciotto Calcio è un emblema locale, per anni i suoi dirigenti si sono impegnati per realizzare campionati di categoria portando a giocare anche in C, dopo la finale giocata contro la San Giovannese allo stadio di Firenze, vinta da noi per 2 reti a 0 all’inizio degli anni ’50.

L’esperienza calcistica di allora ha portato tanti giovani locali ad appassionarsi allo sport del Calcio, tanti ragazzini del vivaio locale hanno trovato in questa Società un luogo di sport e di divertimento, un grande augurio alla società Lanciotto Campi, per continuare e migliorare l’esperienza calcistica locale, un ringraziamento a tutti.

 

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Aprile

Iniziativa a sostegno tesseramento A.N.P.I. 2012 

Presentazione dell’autore del libro “dalla parte di Bruno Fanciullacci”

Concerti dei gruppi musicali K100 e Fratelli Rossi

Tutti sono invitati a partecipare.

Viva la Resistenza, Viva l’Antifascismo, Viva l’A.N.P.I. “Lanciotto Ballerini”.

 

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27 Gennaio

Quest’anno vi sono in programma anche alcune videoproiezioni, il 23, 25 e 27 gennaio in orario serale la programmazione si svolgerà presso la sede locale dell’A.N.P.I. Lanciotto Ballerini di Campi Bisenzio, in Piazza G. Matteotti nr. 25.

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Giornata della Memoria

Nel “Giorno della Memoria“,  ogni 27 gennaio di ogni anno, vengono organizzate in tutto il territorio nazionale cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione in attuazione dell’art.2 delle L. 211/2000, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, su quanto è accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti in modo da conservare nel futuro dell’Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, e affinchè simili eventi non possano mai più accadere.

Corriere della Sera dell’ 11 novembre 1938

Nel nostro comune, la giornata del 27 gennaio verrà commemorata al Teatro Dante alle ore 10.00 con la presentazione del Viaggio della Memoria 2012 e lo Spettacolo teatrale “I Colori della Memoria“, a cura dell’Associazione Dyoniso – Attori per caso, con attori ragazze e ragazzi tra i 14 e i 19 anni.
La manifestazione è stata organizzata in collaborazione con: Associazione AUSER, Sezione Soci Coop, A.N.P.I., Associazione Dyoniso, Cooperativa Sociale Macramè, Liceo Scientifico Agnoletti, Istituto Comprensivo di San Donnino, Istituto “Garibaldi-Matteucci”.
Link correlati: www.lager.it

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Giornata della Memoria

 

Nel giorno dedicato in tutta Italia al ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti, l’A.N.P.I., l’A.N.E.D. si rivolgono a tutti i cittadini, di far sentire, con una gran forza di volontà, la voglia di conservare nel futuro dell’Italia, la memoria di un tragico e buio periodo della storia del nostro Paese e in Europa, affinché simili tragici eventi non possano più accadere.

Ricordiamo, lo sciopero generale dei primi di Marzo del 1944, dove nelle fabbriche dell’Italia occupata, più di un milione di operai scesero in sciopero, con l’obiettivo di ostacolare con ogni mezzo la produzione bellica nazifascista, rivendicando pace e libertà.

In quasi tutta la totalità della Toscana gli stabilimenti si fermano, gli operai entrano in sciopero.

 

Dura e violenta è la repressione nazifascista, migliaia di lavoratori sono prelevati con forza nelle proprie case, per strada, nei luoghi di lavoro.

A Firenze centinaia di operai, furono condotti nel convento delle Suore Leopoldine in Piazza S. Maria Novella e rinchiusi.

L’8 marzo ’44 il comando tedesco né ordina la deportazione nel campo di concentramento di Mauthausen, tra di loro vi sono 12 cittadini di Campi Bisenzio,

Felice Alessi

Nato a Campi Bisenzio il 21 ottobre 1900

Deceduto ad Hartheim il 15 agosto 1944.

Numero di matricola: 56.891. 

Otello Mariotti

Nato a Capalle il 29 maggio 1889

Deceduto ad Ebensee il 12 dicembre 1944.

Numero di matricola: 57.248.

Raffaello Bacci

Nato a Campi Bisenzio il 29 giugno 1903

Deceduto a Campi Bisenzio il 22 maggio 1969.

Superstite. Numero di matricola: 56.911

 Carlo Nannucci

Nato a Campi Bisenzio il 16 gennaio 1925

 Deceduto a Mauthausen l’8 giugno 1944.

Numero di matricola: 57.297.

 Ugo Ballerini

Nato a Campi Bisenzio il 26 maggio 1899

Deceduto a Ebensee il 21 giugno 1945.

Numero di matricola: 56.918.

 Bruno Paoletti

Nato a Campi Bisenzio l’8 giugno 1903

Deceduto ad Ebensee il 23 marzo 1945.

Numero di matricola: 57.319.

 Nazzareno Capaccioli

Nato a Capalle il 29 luglio 1904

Deceduto ad Ebensee il 21 aprile 1944.

Numero di matricola: 57.012.

 Parisio Signorini

Nato a Campi Bisenzio il 3 maggio 1906

Deceduto ad Ebensee il 23 maggio 1944.

Numero di matricola: 57.410.

 Michele Ciampolini

Nato a Campi Bisenzio il 18 febbraio 1890

Deceduto ad Ebensee il 17 gennaio 1945.

Numero di matricola: 57.052.

Gino Sugherelli

Nato a Campi Bisenzio il 10 giugno 1894

Deceduto ad Hartheim il 28 settembre 1944.

Numero di matricola: 57.418.

 Angiolino Collini

Nato a Campi Bisenzio il 23 ottobre 1913

Deceduto a Linz il 13 maggio 1944.

Numero di matricola : 57.068.

 Tebaldo Franceschini

Nato a Capalle il 20 dicembre 1887

Deceduto a Hartheim il 4 ottobre 1944.

Numero di matricola; 57.132.

 

In questo periodo, oltre ai deportati civili, si trovano internati nei lager tedeschi anche moltissimi militari italiani. Alla fine della guerra, un conto approssimativo stimerà in seicentocinquantamila unità i militari italiani prigionieri in campi nazisti; cifra che supera addirittura il numero complessivo dei prigionieri italiani in mano anglo‑americana, ritenuto inferiore alle seicentomila unità.

Il contributo di sangue pagato dai militari campigiani è alto e non è oggi possibile riportarne una stima complessiva attendibile i documenti esistenti ricordano soltanto che perirono nei lager o durante la deportazione i seguenti militari:

Marino Cambi, Franchino Cecconi, Lido Ciulli, Bruno Corsi, Enzo Fondi, Brunetto Frati, Marisio Innocenti, Dino Magnolfi e Paolino Scuffi.

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3 gennaio 1944

68° della Battaglia di Valibona

 

68° Anniversario della Battaglia di Valibona

Martedi 3 gennaio ricorderemo l’anniversario della battaglia di Valibona.

Nella notte fra il 2 e il 3 gennaio 1944 un battaglione di repubblichini e camicie nere, salì sui monti della Calvana e attaccò il gruppo d’assalto Garibaldi “Lupi Neri” Comandato da Lanciotto Ballerini. Dopo diverse ore di combattimento persero la vita Lanciotto Ballerini, Vladimir Andrej e Giuseppe Ventroni.
Per non dimenticare il loro sacrificio.

Programma della Giornata

0re 10 Campi Bisenzio

Deposizione della Corona sulla Tomba del Comandante Partigiano

alla presenza delle Istituzioni locali, dei Familiari e delle Associazioni.

ore 12,30 Valibona

Commemorazione della Battaglia.

In ricordo

I Combattenti del Gruppo d’Assalto Garibaldi “Lupi Neri“

  Ballerini Lanciotto

 Comandante ucciso in battaglia

Puzzoli Ferdinando

Commissario Politico

Ventroni Luigi Giuseppe

Ucciso in battaglia, ritrovato semicarbonizzato

Vladimir

Tenente Russo catturato e ucciso

Tesi Guglielmo

Partigiano, caduto a Pomino 17/04/1944

Conti Corrado

Partigiano catturato, torturato

Barinci Loreno

Partigiano ferito, catturato, maltrattato

Ori Mario

Partigiano catturato e ferito

Guzzon Benito

Partigiano catturato, torturato

Bertovich Tommaso

 Jugoslavo catturato, torturato

Pelliccia Ciro

Partigiano

Valoriani Vandalo

Partigiano

Ruzzante Danilo

Partigiano

Mazzonello Matteo

Partigiano

Hood Stuart

Capitano Inglese

Mirko

Soldato Russo

Petrovich Antonio

Iugoslavo

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Buon Anno, Resistente e Antifascista.

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